SIN Manfredonia, bonifica, 2.3% messo in sicurezza di emergenza (III) | Stato Quotidiano

2022-08-20 05:20:17 By : Ms. tenen glass

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(Area SIN Manfredonia - Ph: STATOQUOTIDIANO@) Roma – IN Italia le superfici, terrestri e marine, individuate negli ultimi 15 anni come siti contaminati sono davvero rilevanti. Non altrettanto si può dire per i risultati ottenuti ad oggi per il raggiungimento della bonifica di queste aree. Secondo il Programma nazionale di bonifica curato dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, il totale delle aree perimetrate come siti di interesse nazionale (SIN) è arrivato negli anni a circa 180mila ettari di superficie, scesi oggi a 100mila ettari, solo grazie alla derubricazione dello scorso anno di 18 siti da nazionali a regionali (i SIN sono quindi passati da 57 a 39).

Solo in 11 SIN è stato presentato il 100% dei piani di caratterizzazione previsti (è il primo step del processo di risanamento che definisce il tipo e la diffusione dell’inquinamento presente e che porta alla successiva progettazione degli interventi). Anche sui progetti di bonifica presentati e approvati emerge un forte ritardo: solo in 3 SIN è stato approvato il 100% dei progetti di bonifica previsti. In totale, sono solo 254 i progetti di bonifica di suoli o falde con decreto di approvazione, su migliaia di elaborati presentati.

Le bonifiche vanno a rilento, ma non il giro d’affari del risanamento ambientale che si aggirerebbe intorno ai 30 miliardi di euro. Dal 2001 al 2012 sono stati messi in campo 3,6 miliardi di euro di investimenti, tra soldi pubblici (1,9 miliardi di euro, pari al 52,5% del totale) e progetti approvati di iniziativa privata (1,7 miliardi di euro, pari al 47,5% del totale), con risultati concreti davvero inesistenti.

E’ quanto emerge dal dossier Le bonifiche in Italia: chimera o realtà?di Legambiente.

In Puglia i siti di interesse nazionale (SIN) che necessitano di bonifiche sono stati individuati a Manfredonia, Brindisi e Taranto.

Manfredonia Il 12 febbraio 1998 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo riconosce per il sito di Manfredonia “la presenza di impianti industriali in grado di danneggiare l’ambiente” violando l’art.8 della Convenzione Europea dove “ogni persona ha il diritto al rispetto della sua vita privata e famigliare e del suo domicilio”. L’Unione Europea ha quindi avviato, nello stesso anno, una procedura di infrazione contro l’Italia per la presenza delle discariche pubbliche e la conseguente contaminazione del sito. Nel 2008 è arrivata la condanna obbligando la Repubblica Italiana a prendere seri ed efficaci provvedimenti per assicurare che i rifiuti fossero smaltiti senza recare danni per la salute dell’uomo e per l’ambiente.

I dati forniti dal Ministero dell’Ambiente indicano un avanzamento a marzo 2013 degli interventi di bonifica rispetto alle aree come riportato di seguito: – il 2,3% è stato messo in sicurezza di emergenza; – il 100% dei piani di caratterizzazione sono stati presentati; – l’81% dei risultati è stato presentato; – il 79% dei progetti di bonifica è stato presentato; – il 79% dei progetti di bonifica è stato approvato.

MANFREDONIA. Breve introduzione e descrizione dell’insediamento. Il sito di interesse nazionale di Manfredonia è istituito attraverso la legge 426 del 1998 che lo individua come area di interesse nazionale, perimetrato successivamente con il decreto del 10 gennaio 2000. L’area interessata della provincia di Foggia (nei comuni di Manfredonia, Monte Sant’Angelo e Mattinata) comprende circa 216 ettari sulla terra e 853 ettari in mare.

La storia industriale comincia nel 1971 quando entra in funzione lo stabilimento EniChem in località Macchia del comune di Monte Sant’Angelo a circa 1,2 km da Manfredonia, a 15 km da Monte Sant’Angelo. Gli impianti degli stabilimenti producevano principalmente urea, ammoniaca anidra, caprolattame e solfato ammonico. Erano presenti anche degli impianti per il trattamento delle acque di scarico e dei fanghi biologici, per la distribuzione dei fluidi, una centrale termoelettrica ed un inceneritore per reflui di tipo industriale che però non è mai entrata in produzione ed è stata successivamente smantellata.

Nel 1984 avviene l’unificazione della Società Chimica Dauna con la Società Anic Agricoltura. Successivamente l’azienda prende il nome di Enichem Agricoltura. I principali prodotti e reagenti impiegati nei cicli produttivi erano: toluolo (toluene), zolfo, ammoniaca, gas naturale, fuel oil, cloro, soda caustica e anidride carbonica. Oggi le aree private nel sito sono tutte di proprietà di Syndial.

Le aree pubbliche comprendono invece le discariche Conte di Troia, Pariti 1RSU , Pariti Liquami e Pariti II, ubicate nel Comune di Manfredonia, le aree confinanti con lo stabilimento ex Enichem e il tratto di mare antistante lo stabilimento industriale, esteso per 3 km dalla costa, dove finivano le acque di scarico degli stabilimenti.

Nate come cave di calcarenite le discariche furono utilizzate negli anni ‘70 come siti di stoccaggio di rifiuti solidi urbani non autorizzati. La discarica Pariti 1 RSU a partire dal 1968, fino al riempimento di tutta la volumetria a disposizione; e nell’1988, iniziò lo stoccaggio anche nella discarica Conte di Troia, utilizzata sia come discarica comunale sia come deposito dei rifiuti speciali provenienti dalla Enichem Agricoltura. Si stimano in totale oltre 400.000 tonnellate di rifiuti sepolti e, cosa ancor più grave, la completa mancanza di impermeabilizzazione del fondo, delle pareti laterali, di un sistema di convogliamento del percolato generato e di una adeguata copertura della porzione sommitale.

Considerando la posizione della discarica Pariti 1 RSU nella valle di Mezzanotte, area in cui le acque meteoriche confluivano dal bacino idrografico per poi essere convogliate verso mare, la presenza dei rifiuti lungo tale percorso ha non solo contaminato la falda ma anche la porzione di mare antistante.

Gli inquinanti principali rinvenuti dalle indagini di caratterizzazioni svolte nel corso degli anni sono benzene, toluene, xilene, IPA, arsenico, mercurio, piombo e zinco. Nel sito si sono verificati negli anni passati diversi incidenti che hanno coinvolto il petrolchimico Enichem di Manfredonia, oltre a quello terribile del 1976, dovuto all’esplosione di un serbatoio contente anidride arseniosa. Il 3 agosto del 1978 si verificò la fuoriuscita di una nube di ammoniaca diffusasi sull’abitato, il 22 settembre dello stesso anno si sviluppò un violento incendio nell’impianto di produzione di fertilizzanti, mentre sei anni dopo, il 17 maggio 1984, un incidente distrusse completamente il magazzino di caprolattame.

Il 16 giugno 1987 lo stabilimento di Manfredonia finisce di nuovo sotto i riflettori per una grave ed insolita moria di pesci nel basso adriatico addebitabile alle acque di scarico del petrolchimico dell’EniChem.

Il 12 febbraio 1998 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo riconosce per il sito di Manfredonia “la presenza di impianti industriali in grado di danneggiare l’ambiente” violando l’art.8 della Convenzione Europea dove “ogni persona ha il diritto al rispetto della sua vita privata e famigliare e del suo domicilio”. L’Unione Europea ha quindi avviato, nello stesso anno, una procedura di infrazione contro l’Italia per la presenza delle discariche pubbliche e la conseguente contaminazione del sito. Nel 2008 è arrivata la condanna obbligando la Repubblica Italiana a prendere seri ed efficaci provvedimenti per assicurare che i rifiuti fossero smaltiti senza recare danni per la salute dell’uomo e per l’ambiente.

Avanzamento dell’istruttoria di bonifica

I dati forniti dal Ministero dell’Ambiente indicano un avanzamento a marzo 2013 degli interventi di bonifica rispetto alle aree come riportato di seguito: – il 5% è stato messo in sicurezza di emergenza; – il 100% dei piani di caratterizzazione sono stati presentati; – l’81% dei risultati è stato presentato; – il 79% dei progetti di bonifica è stato presentato; – il 79% dei progetti di bonifica è stato approvato.

Nelle aree private ex Enichem e Agricoltura, ora a carico della Syndial, è stata eseguita la messa in sicurezza di emergenza e per alcune di queste è stata completata la bonifica (compreso l’abbattimento delle torri di raffreddamento e lo smantellamento degli impianti). Alcune aree sono state vendute ad altri soggetti.

Le aree ancora critiche riguardano le discariche scoperte in un secondo momento, come emerso dal ricorso al TAR presentato dal Comune di Manfredonia, e quelle interessate da contaminazione della falda. In particolare la bonifica della falda, che riguarda l’area 16 di proprietà Syndial, tra le più inquinate e ancora oggi critiche, invece è entrata a regime dal 2006 e da allora è attivo il sistema di estrazione – trattamento e reimmissione dell’acqua dalla falda. Nei punti di hot spot della porzione occidentale del sito le portate di emungimento sono state aumentate a partire dal maggio 2007 per ridurre le concentrazioni di arsenico. Ma fino ad oggi è mancata una verifica dell’efficacia di questo intervento e una valutazione mancando i controlli a mare per valutare l’apporto di inquinamento dall’acquifero allo specchio marino antistante. Il Ministero dell’Ambiente ha avviato un tavolo tecnico di confronto sul tema.

Per le aree di competenza pubblica, ovvero le discariche Pariti 1 RSU – Liquami e Conte di Troia, dopo la procedura d’infrazione europea si è giunti nel 2011 alla completa bonifica del sito mediante un intervento di messa in sicurezza permanente. La procedura di infrazione della Comunità Europea, come si è visto è cominciata nel 1998, ma ha visto muoversi qualcosa nel 2003-2004, anni in cui sono state condotte le indagini di caratterizzazione dei siti e sono stati redatti i primi piani progettuali di bonifica. Tali progetti, oggetto di prescrizioni e revisioni sono stati definitivamente resi operativi nel 2009 e si sono conclusi nel 2011, in seguito a tali interventi la Commissione europea ha archiviato la procedure d’infrazione. Il piano di interventi è servito a garantire l’isolamento delle pareti e del fondo delle discariche tramite tecniche innovative senza prevedere la movimentazione del materiale inquinato.

Per far questo si è messa in opera, come si legge nel rapporto “Dall’emergenza all’eccellenza – Bonifiche di Manfredonia 2010 – 2011”, pubblicato dalla struttura del Commissario delegato, una conterminazione totale del corpo rifiuti (laterale mediante diaframmi plastici superficiale mediante capping a norma e di fondo mediante gettiniezione). Tale intervento è stato accompagnato dalla realizzazione di un impianto di recupero di biogas per evitare i frequenti fenomeni di combustione spontanea che si verificavano in corrispondenza delle discariche, alcune opera idrauliche per evitare l’allagamento dell’area della discarica Pariti 1 RSU, e un impianto di messa in sicurezza d’emergenza della falda.

Per le aree a mare le indagini eseguite sui sedimenti da parte dell’ISPRA, condotte nel 2008, hanno evidenziato contaminazioni da mercurio anche nelle porzioni più profonde; nel periodo intercorso tra le indagini ed i risultati è stata vietata la commercializzazione dei molluschi coltivati nelle aree a ridosso del sito. I risultati acquisiti dalle analisi ecotossicologiche hanno escluso situazioni di evidente tossicità e di contaminazione microbiologica escludendo quindi l’entrata in circolo nella catena alimentare delle sostanze inquinanti.

Criticità emerse. La realizzazione della bonifica a terra delle discariche di pertinenza pubblica ricadenti nel sito di Manfredonia è stata possibile, in gran parte, solo per via delle evidenti conseguenze economiche e istituzionali che si sarebbero abbattute sull’Italia a seguito della condanna da parte della Corte di giustizia europea. Nell’arco di circa un anno e mezzo la struttura commissariale preposta è riuscita in tempi ragionevoli a completare la bonifica, come riportato nella Relazione sui siti contaminati in Italia della Commissione parlamentare d’inchiesta sui traffici illeciti di rifiuti (XVI legislatura).

Altro discorso purtroppo va fatto per le aree private, in cui gli interventi e le opere necessarie per la bonifica delle aree non rispondono tanto alla gravità della situazione ambientale quanto alla reale necessità da parte delle aziende stesse di riutilizzare e riconvertire le aree inquinate; questo ha portato ad uno stallo della situazione che va avanti da oltre un decennio.

Ad oggi risulta ancora aperta la questione della discarica Marchesi, nonché delle porzioni di mare fortemente compromesse per le quali nessuna attività è richiesta lla Syndial. E’ sempre mancato un piano omogeneo e chiaro su come, chi e in quanto tempo si dovessero realizzare gli interventi per la bonifica; serve verificare gli effetti a mare di quella bonifica effettuata con il lavaggio in continuo della falda: trattandosi di un acquifero carsico estremamente fessurato la stessa Syndial ha ammesso di non riuscire a spiegarsi il comportamento anomalo della concentrazione elevatissima di alcuni inquinanti all’interno dei loro pozzi di emungimento e di controllo.

Bonifica ex piscina Marchesi, Isola 16, ricorso Comune contro MATTM

Quanti morti e dolori sta seminando l’ex Enichem e li quella bomba di veleni quando sarà disinnescata? Quanti locali debbono essere ancora riempiti a causa dei veleni?

Pardon, loculi e non locali.

Diceva una canzone(napule na carta sporc e nisciun se nmbort) basta vedere i manifesti mortuari e i nostri politici dove sono.io continuo a non capire 🙁

Il bello che su quella zona inquinata ci hanno costruito delle aziende dove c’è probabilità che sottoterra ci siano bidoni tossici e sopra le aziende che nascondono i guai. Chi ha creduto che Manfredonia doveva investire nell’ industria è stato solo un asino e imbecille,in quanto ha ammazzato i cittadini e l’ambiente. Vergognatevi!!! Spero che Dio vi faccia pagare con gli interessi il male fatto a voi e a tutta la vostra generazione. Poi volevo chiedere alla redazione,ma la ciminiera di una nota azienda sull’area enichem non sprigiona polveri sottili o polvere di vetro???

Ci sono anche le pecore, Buona la ricotta all’arsenico da usare come ingrediente x le farrate.

la cosa che mi fà specie che nessuno si unisce a noi per protestare Manfredoniani fatevi sentire,qui siamo sulla stessa barca.Non parliamo solo del carnevale,quello passa ma i problemi restano,quà ad uno ad uno moriremo tutti.

Antonio, non ci sono i bidoni perchè le sostanze tossiche le hanno sotterrate (per guadagnare tempo). Questo pè stato detto anche in qualche articolo letto su questo giornale e comunque basta chiedere a qualche ex dipendente dell’Anic o Società Chimica Dauna.

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