La Commissione Ue chiederà ai Ventisette di condividere il gas - Avanti

2022-07-30 04:31:39 By : Ms. Lucy Cheng

La Commissione Ue chiederà ai Ventisette Paesi membri di condividere il gas in caso di taglio improvviso delle forniture da parte di Mosca. La notizia è stata diffusa da El Pais ricordando il piano di risparmio energetico a cui lavorano a Bruxelles e che la Commissione vorrebbe approvare il 18 maggio. In caso di emergenza le misure riguarderanno quasi tutti i partner Ue perché quelli che hanno altre fonti di approvvigionamento dovranno condividere il loro gas con i Paesi rimasti a secco dal taglio russo. Bruxelles ovviamente chiederà anche un razionamento energetico, a partire dal settore industriale, e che le misure di razionalizzazione siano applicate in modo tale che le imprese di un Paese meno colpito non abbiano un vantaggio competitivo rispetto a quelle dei Paesi messi più in difficoltà dai tagli di Mosca. Bruxelles ha già annunciato l’intenzione di ridurre di due terzi la sua dipendenza dal gas russo entro la fine dell’anno e punta a mettere fine completamente alla sua dipendenza entro cinque anni. Una dipendenza che è pesante (decisamente di più rispetto a quella di petrolio o carbone) visto che l’Ue fa affidamento sulla Russia per il 40% delle sue forniture di gas. La Commissione europea ha già presentato una proposta legislativa che impone agli Stati membri di garantire che i loro depositi di gas sotterranei siano riempiti almeno fino all’80% della capacità entro il primo di novembre prossimo. Gli operatori dei siti di stoccaggio dovranno segnalare i livelli di riempimento alle autorità nazionali e gli Stati membri monitorare i livelli di riempimento su base mensile e riferire alla Commissione. La garanzia di una quantità sufficiente di gas negli stoccaggi sarà una responsabilità comune. La proposta della Commissione mira a garantire che gli stoccaggi di gas possano essere condivisi in tutta l’Ue, in uno spirito di solidarietà (tanto che gli Stati membri senza impianti di stoccaggio saranno tenuti a garantire che il gas sia immagazzinato in altri Paesi dell’Ue oppure a sviluppare un meccanismo di condivisione degli oneri con uno o più Stati membri con impianti di stoccaggio). Ciò non toglie di poter portare avanti parallelamente altre fonti autonome di approvvigionamento di gas o alternative per la produzione di energia elettrica. Sulla prima ipotesi il ministro della Transizione ecologica, durante il suo intervento al Festival della Città Impresa, ha affermato: “Il rigassificatore lo piazzeremo nel posto che ci permetterà di fare più in fretta. Che sia nel Tirreno o nell’Adriatico, si è parlato dell’area di Piombino e di quella di Ravenna, si tratta di una scelta meramente tecnica alla quale stiamo già provvedendo. Nel primo semestre del 2023 dovrà essere al lavoro”. Il ministro ha poi ricordato: “Nel 2001 il 25% del gas era prodotto in Italia, nel 2021 siamo arrivati al 3%. Abbiamo ridotto la produzione, ma non è servito a nulla: l’abbiamo sostituito con il gas importato. Non solo non abbiamo decarbonizzato nulla, ma abbiamo avuto un impatto maggiore sull’ambiente per il trasporto, abbiamo finanziato altri Paesi e abbiamo indebolito le imprese”. Il ministro Cingolani ha poi detto: “Siamo in un’economia di guerra. Su un secondo Recovery la commissione sta discutendo perché si sta facendo avanti una questione europea. In questa economia di guerra alcuni Paesi saranno molto più colpiti da queste scelte energetiche di altri”. Per la produzione di energia elettrica da fonti alternative a gas petrolio e carbone, si potrebbe puntare sulla geotermia, il solare e l’eolico che sono facilmente realizzabili, riducono l’inquinamento e non hanno costi derivanti dalla fornitura del combustibile. Ma vediamo adesso in cosa consiste e perché è necessario lo stoccaggio del gas. In Italia, attualmente, lo stoccaggio di gas naturale in sotterraneo è realizzato per soddisfare diverse esigenze legate all’utilizzo e alla produzione del gas. In particolare, rispondere in tempo reale alle richieste di gas del mercato; permettere di gestire le strutture produttive e di trasporto con adeguati margini di elasticità; garantire il mantenimento di riserve “strategiche” da utilizzare esclusivamente per fronteggiare situazioni eccezionali come condizioni meteorologiche particolari (punte anomale di freddo intenso), o crisi internazionali che blocchino in parte gli approvvigionamenti dall’estero, che costituiscono oltre il 90% del gas utilizzato in Italia, nel 2011 complessivamente circa 82.000 milioni di metri cubi. Il processo è ciclico: nella stagione estiva viene riempito il giacimento mentre, durante i mesi invernali, il gas viene immesso nella rete nazionale. Gli impianti di stoccaggio in esercizio oggi in Italia permettono lo stoccaggio di circa 14.000 milioni di metri cubi di gas. Lo stoccaggio ha luogo nei giacimenti, che sono strutture geologiche sotterranee che hanno caratteristiche idonee all’immagazzinamento e al prelievo del gas. Il giacimento non è una cavità ma un sistema roccioso poroso e permeabile che è in grado di garantire la permanenza del gas e di erogarlo quando richiesto dal mercato: il giacimento può quindi essere visto come una spugna che trattiene il gas e lo rilascia quando richiesto. Solitamente si utilizzano giacimenti sabbiosi già sfruttati minerariamente per la produzione di gas, situati mediamente a circa 1.300–2.000 metri di profondità. Affinché un giacimento sia idoneo, deve presentare delle specifiche caratteristiche per quanto concerne la conformazione sia della “roccia serbatoio” dove è contenuto il gas, che della “roccia di copertura” che ha il compito di impedire le perdite di gas verso l’alto. La roccia serbatoio deve essere caratterizzata da significativi valori di porosità e permeabilità dalle quali dipendono, rispettivamente, il volume di gas ospitabile e la mobilità del gas nel giacimento, ovvero il tempo necessario per le operazioni di iniezione o estrazione di una determinata quantità di gas. La roccia di copertura è generalmente costituita da argille, materiale impermeabile che impedisce la migrazione del gas verso la superficie. Nel 1915 in Canada fu realizzato il primo impianto di stoccaggio in sotterraneo seguito nel 1916 dagli Stati Uniti. Da allora lo stoccaggio si è sviluppato sino a diventare un processo industriale utilizzato in tutto il mondo, presentando una tecnologia che oggi può essere considerata del tutto consolidata. Nel mondo attualmente sono attivi circa 600 siti di stoccaggio, di cui il 70% ubicati negli USA e la restante parte concentrata in Europa. Il primo stoccaggio di gas naturale in Italia è stato realizzato nel 1964 a Cortemaggiore, in Emilia Romagna; oggi in Italia sono in esercizio 10 siti di stoccaggio e altri 3 sono in corso di realizzazione. Una volta stoccato, il gas resta bloccato negli interstizi della roccia serbatoio. La presenza di una roccia di copertura, caratterizzata da un elevata impermeabilità, assicura che non vi siano migrazioni al di fuori del giacimento verso le aree limitrofe con conseguente possibilità di fuoriuscite. Finora, nessuno degli studi e delle analisi condotte in questi anni ha evidenziato possibili correlazioni fra fenomeni sismici e lo stoccaggio di gas nel sottosuolo. Come ulteriore e continua verifica, tutti i giacimenti sono costantemente monitorati con appositi sensori inseriti nel sottosuolo al fine di rilevare eventuali eventi microsismici nel corso delle fasi di iniezione ed erogazione.

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